Lorenzo Masi (Capogruppo Movimento 5 Stelle Firenze): “Stop ai monopattini: il Comune alza le mani, rinuncia all’innovazione e lascia un vuoto nella mobilità cittadina”
24 Novembre 2025
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Descrizione
«Lo stop ai monopattini in sharing dal 1° aprile 2026 non è una scelta di governo: è una resa. Una rinuncia preventiva ad affrontare i problemi. Il Comune sceglie la via più semplice, quella dello spegnere l’interruttore invece di costruire soluzioni. E mentre a Firenze si chiude, in tutte le altre città italiane si lavora per migliorare, regolamentare e innovare.»
Lo dichiara il capogruppo M5S Lorenzo Masi, dopo le dure critiche sollevate anche da Assosharing, che parla di “decisione miope” e di un “unicum in Italia”.
«Se persino gli operatori – che avevano collaborato con gli uffici per trovare soluzioni alle criticità e all’adeguamento alla normativa – esprimono stupore e perplessità, significa che il Comune ha scelto l’opzione più debole: alzare le mani. Invece di governare l’innovazione, preferisce disinnescarla. Una scelta che non risolve i problemi di sicurezza e non costruisce alternative credibili.»
Masi ribadisce ciò che già evidenziato in aula: «Il nuovo Codice della strada crea complessità, è vero. Ma tutte le altre città hanno risposto con pragmatismo: campagne per il casco, regole più stringenti, perfezionamento dei sistemi di controllo, geofencing, formazione, collaborazione tra operatori e amministrazioni. Firenze è l’unica che sceglie di tirarsi indietro.»
Un danno anche per la concorrenza e per il mercato della mobilità urbana, osserva Masi riprendendo un altro passaggio criticissimo di Assosharing:
«Si elimina un intero segmento della micromobilità senza aprire alcuna procedura competitiva, senza valutare alternative strutturate e annunciando generici potenziamenti del bike sharing mai accompagnati da bandi trasparenti. Il risultato è un mercato monco, opaco e poco contendibile. Un segnale pericoloso per chi vuole investire a Firenze.»
Secondo il capogruppo M5S, la scelta della Giunta pesa anche sulla credibilità della città:
«Un’amministrazione che ambisce a definirsi innovativa non può comportarsi così. Fermare un servizio pubblico senza tentare soluzioni intelligenti significa arrendersi davanti alla complessità. Significa comunicare che Firenze non è capace di governare le transizioni urbane, e questo ha un impatto diretto sugli investimenti futuri.»
Masi rilancia quindi la propria proposta: «Invece di chiudere, serviva un piano. Un vero percorso per riformare il servizio, integrarlo con il bike sharing, rendere obbligatorio e verificabile l’uso del casco, implementare aree di sosta controllate, imporre standard tecnologici chiari e verificabili agli operatori. La Giunta sceglie il contrario: fa un passo indietro e lascia un vuoto nella mobilità sostenibile.»
Conclusione: «Firenze non può diventare la città che rinuncia all’innovazione perché non è capace di gestirla. Questo stop improvviso impoverisce l’offerta di mobilità, colpisce utenti e lavoratori, isola la città nel panorama nazionale e manda un messaggio di debolezza politica e amministrativa. Una città moderna non scappa davanti ai problemi: li governa.» (s.spa.)

