Descrizione
Questo il testo dell'intervento della sindaca Sara Funaro pronunciato questa mattina dall'arengario di Palazzo Vecchio in occasione delle celebrazioni per la Liberazione di Firenze:
"Signora Prefetto, autorità civili e militari, rappresentanti delle istituzioni, cittadine e cittadini che siete qua, da Sindaca, in questo giorno ho l’onore di salire sulla Torre di Arnolfo e di suonare la Martinella.
Un gesto solenne, che segna l’inizio delle celebrazioni dell’11 agosto.
Un gesto che, ogni volta, mi commuove e mi emoziona, perché rinnova il legame profondo tra la città e la sua memoria.
Perché è un richiamo alla coscienza collettiva, al senso di appartenenza, alla responsabilità di raccogliere il testimone di chi ha lottato per renderci liberi.
Un suono che rompe il silenzio dell’alba, attraversa il tempo e risveglia le nostre coscienze, ci ricorda chi siamo, e da dove veniamo.
Non solo fiorentine e fiorentini, ma cittadini di una Repubblica nata dalla lotta, dal coraggio, dalla Resistenza.
La mattina dell’11 agosto 1944, i rintocchi fragorosi della Martinella, nel silenzio assoluto della città, segnarono l’inizio della cosiddetta «battaglia di Firenze», che si sarebbe protratta fino al primo di settembre, e l’avvio di un processo senza precedenti nelle città italiane.
Per le strade viene affisso il manifesto con cui Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale assume pieni poteri e chiama la popolazione a raccolta invitando i concittadini a “contribuire con tutte le proprie forze alla liberazione della città, dare tutto l’aiuto morale e materiale ai nostri coraggiosi patrioti […per conquistarsi] il diritto di essere un popolo libero combattendo e cadendo per la libertà”,
In quel momento prende forma non solo una mobilitazione militare, ma una vera e propria rivolta morale: la popolazione, insieme ai partigiani, si solleva per riprendere il controllo della città.
Fu un momento cruciale. Non un evento improvviso, ma il frutto di una scelta collettiva, consapevole e coraggiosa. Firenze, ferita ma mai piegata, decise di alzare la testa e dire No all’ingiustizia, alla violenza, alla guerra.
Molti hanno definito quell’11 agosto un “secondo Risorgimento”, perché Firenze, in quel giorno, ritrovò sé stessa e le sue tradizioni più nobili, nonostante il dolore e le perdite.
La libertà non fu un dono, né un caso: fu una conquista. Resistere, per Firenze, significò scegliere.
Scegliere la parte giusta della storia, anche a costo della vita.
Scegliere la libertà, quando questo sembrava impossibile.
Scegliere la dignità, quando tutto intorno la calpestava.
Quella scelta – pagata con la vita da tante e da tanti – è la radice profonda della nostra democrazia ed è il motivo per cui oggi non siamo qui solo per ricordare, ma per rinnovare un impegno.
Perché la Liberazione non è un evento da commemorare: è un compito da continuare.
Penso ai ragazzi e alle ragazze che salirono in montagna, agli operai che scioperarono nelle fabbriche, alle madri che nascosero i perseguitati, ai sacerdoti che aprirono le porte delle canoniche.
Penso ai nomi incisi sulle lapidi, ai volti dei caduti, ai sogni spezzati di chi non vide l’Italia libera.
Penso a Teresa Mattei, ad Aligi Barducci, a Lanciotto Ballerini, a Moreno Cipriani, a Silvano Sarti e agli altri partigiani e partigiane che ci hanno dato la libertà.
E penso a Nada Parri, partigiana, Sindaca, donna libera e ribelle. Una protagonista della Resistenza, a cui Giorgio Van Straten ha voluto dedicare un libro intenso e necessario.
Caro Giorgio, grazie per essere qui con noi, grazie di cuore.
È per me davvero un onore averti oggi con noi in una giornata così importante per la nostra città.
E grazie per la tua voce limpida, per la tua passione civile, per le parole che tra poco condividerai con noi.
Hai scritto, e vorrei leggerlo per ricordarlo:
“Nada si sente libera. Se nella vita reale c'è qualcosa che assomiglia alla felicità, una felicità completa e che dura più di qualche istante, allora l'ha provata Nada mentre saliva in montagna in cerca dei partigiani.”
È una frase che ha un impatto fortissimo. Perché ci ricorda che la Resistenza non fu solo opposizione, ma anche scoperta di sé, sete di giustizia, desiderio di futuro.
Ed è per quella storia, per quel coraggio, che ottant’anni fa Firenze ricevette la Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Lotta di Liberazione, alla presenza del Presidente del Consiglio Ferruccio Parri, partigiano, protagonista della Resistenza.
Fu un momento solenne, carico di significato: la Repubblica nascente riconosceva in Firenze una città protagonista della lotta contro il nazifascismo, esempio di coraggio civile e di sacrificio collettivo. E durante quella cerimonia, nella motivazione ufficiale, si ricordò un episodio emblematico:
“Generosamente e tenacemente, nelle operazioni militari che ne assicurarono la liberazione, prodigò sé stessa in ogni forma. Resistendo impavida al prolungato, rabbioso bombardamento germanico, mutilata nelle persone e nelle insigni opere d’arte; combattendo valorosa l’insidia dei franchi tiratori e dei soldati germanici; contribuendo con ogni forza alla resistenza e all’insurrezione: nel centro, sulle rive dell’Arno e del Mugnone, a Careggi, a Cercina e dovunque; donava il sangue dei suoi figli copiosamente perché un libero popolo potesse nuovamente esprimere sé stesso in una libera nazione. Firenze, 11 agosto - 1 settembre 1944.”
Un ricordo semplice, ma un ricordo potentissimo. Che ci dice che la nostra medaglia non è un ornamento, ma il testamento di una città che, sotto le bombe, ha mantenuto viva la propria dignità e la propria determinazione.
Allora, quella medaglia era il simbolo di una libertà appena riconquistata, il suggello del riscatto dopo l’orrore della guerra.
Oggi, a ottant’anni di distanza, è un vincolo morale.
Un impegno che ci accompagna: custodire la memoria, difendere la democrazia, costruire ogni giorno una società più giusta, solidale, libera.
E guardando al presente, non possiamo chiudere gli occhi su ciò che accade nel mondo.
Oggi, mentre celebriamo la nostra libertà riconquistata, non possiamo voltare lo sguardo altrove. Da Firenze, città della Resistenza, che ha conosciuto l’occupazione e la ferocia del regime nazifascista, che ha visto crollare i suoi ponti e bruciare le sue case, che ha contato i suoi morti e pianto i suoi bambini, non possiamo ignorare ciò che sta accadendo nel mondo e, soprattutto, a Gaza.
Le immagini che arrivano da lì ci spezzano il cuore. Migliaia di vite annientate, tra cui tantissimi bambini. Una popolazione stremata, affamata, privata del diritto alla cura, alla sicurezza, alla speranza. È una ferita aperta nel corpo dell’umanità.
Lo scorso 27 luglio Firenze ha aderito alla campagna nazionale “Gaza muore di fame: disertiamo il silenzio”, facendo risuonare la Campana Grande di Palazzo Vecchio, e pochi giorni fa, in segno di protesta contro il piano di Israele per il controllo militare della Striscia di Gaza, abbiamo spento per una notte le luci della Torre di Arnolfo e delle Porte Storiche della città.
Un gesto simbolico, ma forte, capace di accendere le coscienze. Per dire No a un piano di occupazione che si abbatte su un popolo già piegato da una tragedia umanitaria di proporzioni inaudite. Per dare voce a Firenze e a tutti coloro che non si rassegnano all’orrore e condannano le atroci azioni di Netanyahu e del suo governo, che stanno violando i diritti umani e compiendo un massacro che sembra non avere fine.
Questa guerra scellerata deve fermarsi. Basta al massacro, basta alle sofferenze. Firenze sta compiendo atti concreti ospitando le famiglie palestinesi, e lo facciamo fin dall'inizio.
Firenze non resterà mai in silenzio di fronte alla morte dei civili, degli innocenti, di chi non ha voce e degli ostaggi israeliani.
In occasione della Festa della Repubblica, da Palazzo Vecchio abbiamo proiettato una sola parola: “Basta”.
Basta alle bombe. Basta al diritto calpestato. Basta al massacro.
È il grido di pace di una città che ha conosciuto il dolore, ma ha scelto - allora come oggi - di stare dalla parte della giustizia, dei diritti e della libertà.
Ed è il grido di Firenze, la nostra città, che ha tra i suoi valori più profondi la pace, la solidarietà e il dialogo tra i popoli; una città che non si volta dall’altra parte (non l’ha mai fatto) e continuerà a farsi sentire: chiedendo il cessate il fuoco sui civili palestinesi, aiuti umanitari per una popolazione che da troppo tempo è in ginocchio, la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas in modo crudele e la pace, soprattutto la pace, tra palestinesi e israeliani. C’è un popolo che sta scendendo in piazza anche lì. Un popolo di palestinesi e di israeliani che protestano contro le atrocità del Governo di Netanyahu.
E la memoria della Resistenza ci insegna questo: a guardare il presente con coscienza. Ci chiede di essere più umani, più lucidi, più responsabili. Di contribuire, ogni giorno, alla costruzione di una società che garantisca salute, cultura, lavoro dignitoso. Una società che non lasci indietro nessuno.
Perché la libertà dell’altro è anche la nostra. Senza libertà dell’altro non c’è la nostra libertà. E la nostra Costituzione, figlia diretta della lotta di Liberazione, ci indica la strada.
Ogni articolo della nostra Costituzione è una scelta: contro la dittatura, per la libertà del nostro popolo.
Contro l’odio, per l’uguaglianza. Contro la guerra e per la pace.
Lo diceva Piero Calamandrei, parlando ai giovani:
“Dietro ogni articolo di questa Costituzione voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze… che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.”
Quei volti oggi tocca a noi vederli. Quelle scelte tocca a noi raccontarle, onorarle, e portarle avanti.
Firenze non dimentica. Firenze continua, e continuerà, a scegliere.
Con le sue scuole, con i suoi quartieri, con le sue associazioni e con le sue piazze.
Con i suoi giovani che studiano, che protestano, che si prendono cura della città.
Con chi ogni giorno sceglie la solidarietà, la convivenza e il rispetto dell’altro.
In questo 11 agosto, da Firenze, vogliamo dirlo con forza ma anche con speranza: noi siamo qua per custodire quella scintilla, per essere all’altezza di chi ci ha consegnato una città libera, una Repubblica democratica e una Costituzione antifascista.
E perché oggi, più che mai, sentiamo il dovere di essere costruttori di pace.
Viva Firenze, viva la Liberazione.
Viva l’11 agosto.
Viva la Repubblica. Viva la Costituzione. E, soprattutto, viva la libertà per la nostra città, per la nostra Italia e per il mondo intero".