Descrizione
Queste le dichiarazioni del capogruppo del Partito Democratico Luca Milani
“Oggi, a cinquant’anni dalla notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, ricordiamo la morte violenta di Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento.
Un poeta, un regista, uno scrittore, ma soprattutto una coscienza critica, scomoda e lucidissima del nostro Paese.
Pasolini fu assassinato all’Idroscalo di Ostia, in circostanze mai del tutto chiarite.
Un delitto che per decenni è stato raccontato come un episodio di cronaca nera, ma che la storia e le inchieste successive ci mostrano come un delitto politico, compiuto in un contesto di violenza e connivenze oscure, in cui si muovevano personaggi della malavita romana legati ad ambienti neofascisti.
Un omicidio che non fu solo la fine di un uomo, ma un colpo inferto alla libertà di pensiero, alla voce di chi denunciava le ipocrisie e le degenerazioni del potere.
Pasolini non apparteneva a nessuna appartenenza comoda.
Era un intellettuale capace di parlare “contro tutti”: contro il conformismo della borghesia e contro le derive del consumismo, ma anche contro le illusioni ideologiche della sua stessa parte.
La sua libertà era assoluta, e proprio per questo, insopportabile per molti.
Odiato dai benpensanti, temuto dai potenti, amato da chi cercava la verità.
In quegli anni bui, segnati da violenze politiche, stragi e strategie del terrore, Pasolini fu tra i pochi ad avere il coraggio di dire che “noi sappiamo, ma non abbiamo le prove”.
Denunciava il potere nascosto, la corruzione morale, la mutazione antropologica che il consumismo stava imponendo all’Italia.
Oggi, mezzo secolo dopo, quelle parole risuonano più attuali che mai.
Ricordare Pasolini, oggi, non significa solo commemorarne la morte tragica.
Significa difendere il diritto alla verità, alla parola libera, alla critica radicale della società.
Significa ricordare che la cultura non è un lusso, ma una forma di resistenza civile.
E che la libertà d’espressione, anche quando urta e disturba, è il primo presidio della democrazia.
Pasolini resta un faro per chi crede che la politica, la letteratura e l’arte non debbano mai separarsi dall’etica.
La sua voce, la sua poesia, la sua rabbia e la sua dolcezza continuano a interrogarci, a chiederci di guardare il Paese com’è davvero — nelle sue luci e nelle sue ombre.
A cinquant’anni da quella notte di Ostia, il modo migliore per onorarlo non è il silenzio, ma la memoria viva.
Ricordare Pasolini significa ricordare che la verità può essere pericolosa, ma che tacere è sempre peggio”. (s.spa.)

