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Luca Milani (Capogruppo PD): “Condivisione dell’Appello del Vescovo, mons. Derio Olivero”

Data:

1 Dicembre 2025

Tempo di lettura:

2 minuti, 26 secondi

Descrizione

Queste le dichiarazioni del capogruppo del Partito Democratico Luca Milani

“Condivisione dell’appello del Vescovo mons. Derio Olivero, presidente della Commissione CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo sulla recente vicenda che riguarda Mohamed Shahin, imam di una moschea torinese; una vicenda che sta suscitando forti tensioni, riflessioni e proteste.

Cosa è successo:

A fine novembre 2025, l’imam Shahin ha ricevuto un decreto di espulsione: gli è stato revocato il permesso di soggiorno ed è stato collocato in un Cpr, con disposizione di rimpatrio in Egitto.

Il motivo ufficiale: secondo le autorità, le sue dichiarazioni pubbliche durante una manifestazione pro-Palestina (in particolare relativamente all’attacco del 7 ottobre in Medio Oriente) e una presunta vicinanza ad ambienti “fondamentalisti” e “antisemiti” lo renderebbero “una minaccia concreta, attuale e grave per la sicurezza dello Stato”.

Va sottolineato che non risultano accuse penali per terrorismo, istigazione o proselitismo a suo carico: la procura di Torino non ha aperto fascicoli di questo tipo. L’espulsione è un provvedimento amministrativo, non derivato da una condanna penale.

Nel frattempo, l’imam ha presentato una richiesta di protezione internazionale - asilo politico - sostenendo che, tornando in Egitto, rischierebbe persecuzioni, tortura o peggio a causa delle sue posizioni critiche nei confronti del regime.

La decisione ha scatenato proteste a Torino e nella società civile.

Tra le voci di dissenso, anche quella di rappresentanti religiosi come appunto del Vescovo Olivero che invitano a garantire il diritto di opinione, e di asilo quando esiste un reale pericolo per la persona.

Questa storia mette in luce diversi temi cruciali per il nostro Paese:

il bilanciamento tra libertà di espressione e tutela della sicurezza;

la gestione delle comunità religiose e la loro inclusione in una società pluralista;

il rispetto della procedura di asilo e protezione internazionale, soprattutto quando sussiste un reale rischio per la persona rimpatriata;

e infine la responsabilità dello Stato nel garantire diritti fondamentali, tra cui il diritto alla difesa, a un processo equo, al diritto all’espressione e all'opinione, e alla protezione di chi teme ritorsioni.

La vicenda dell’imam di Torino non riguarda solo un singolo individuo: riflette questioni di diritti, di libertà, di sicurezza e di convivenza. Noi siamo l’Italia e L'Italia deve essere capace di operare in modo diverso: lavorare per il dialogo, il confronto, il diritto internazionale e la Pace”. (s.spa.)

Ultimo aggiornamento:

04/12/2025, 10:30

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