Descrizione
«Alle ore 1:04 della notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un’autobomba squarciò il cuore della nostra città. Un attentato vigliacco e feroce, compiuto da Cosa nostra per colpire lo Stato, distruggere vite e patrimonio culturale, seminare paura. Ma Firenze non si è piegata allora e non si piegherà mai. Oggi, a distanza di 32 anni, rinnoviamo il nostro impegno per la memoria, la verità e la giustizia».
Così Francesco Casini e Francesco Grazzini, consiglieri comunali di Italia Viva, ricordano l’attentato mafioso di via dei Georgofili che causò la morte di cinque persone: Fabrizio Nencioni, ispettore della Polizia Municipale, Angela Fiume, custode dell’Accademia dei Georgofili, le loro figlie Nadia, di nove anni, e Caterina, di appena cinquanta giorni, e Dario Capolicchio, giovane studente universitario di 22 anni.
«Cinque nomi, cinque volti, cinque vite spezzate – dichiarano Casini e Grazzini – che non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare. Quella bomba colpì non solo la nostra città, ma l’identità culturale e civile dell’Italia intera. Un attacco alla convivenza democratica, alla giustizia, alla bellezza stessa».
L’attentato danneggiò gravemente la Torre dei Pulci, la Galleria degli Uffizi, il Corridoio Vasariano e numerosi edifici storici. Fu parte della strategia stragista mafiosa del biennio ’92–’93, durante il quale persero la vita anche i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
«Oggi – proseguono i due consiglieri – conosciamo i nomi dei mandanti e degli esecutori grazie al lavoro della magistratura e al coraggio dei collaboratori di giustizia. Ma quella verità giudiziaria continua a interrogarci. La memoria deve diventare impegno quotidiano: nella lotta alla mafia, nella difesa della democrazia, nell’educazione delle nuove generazioni».
«Firenze ha saputo rialzarsi – concludono – ma il dolore resta. E deve tradursi in responsabilità. Per questo, anche quest’anno, saremo in via dei Georgofili all’1:04, per leggere i nomi delle vittime e affermare con forza che nessuna bomba potrà mai distruggere la dignità di una città giusta e libera.» (s.spa.)