Descrizione
Queste le dichiarazioni del capogruppo PD Luca Milani
“Finalmente anche il Governo si è accorto dell’inefficienza della Bossi-Fini e si appresta, deliberatamente in sordina, ad una riforma di una legge datata risalente ad oltre venti anni fa e che ha reso i lavoratori stranieri più vulnerabili e ricattabili. La Legge Bossi-Fini è infatti una normativa fortemente lesiva dei diritti dei migranti e che si è dimostrata totalmente incapace di regolare il fenomeno migratorio e di fare i conti con l’odierna globalizzazione.
Nell’ovvia premessa che l’immigrazione è fenomeno epocale e persistente, l’ingresso e la permanenza sul territorio italiano sono attualmente consentiti, a norma della legge Bossi-Fini, a chi già dispone di un contratto di lavoro e soltanto all’interno delle quote nei settori lavorativi indicati dal decreto flussi senza alcuna considerazione dei reali bisogni del Paese. La Bossi-Fini è stata addirittura capace di creare clandestinità prevedendo la permanenza regolare solo a chi ha già un posto di lavoro: se il migrante perde il lavoro, o se il suo permesso di soggiorno scade senza possibilità di rinnovo perché in quel momento non ha un lavoro, dispone di un periodo di tempo estremamente limitato per sottoscrivere un nuovo contratto con il rischio di finire nell’irregolarità, anche se vive e lavora in Italia da anni. Non c’è, in pratica, alcun modo di assumere e regolarizzare una persona già presente nel nostro territorio ma priva di documenti.
C’è di più: gli stranieri quasi sempre non arrivano in Italia con un contratto di lavoro ma con un semplice visto turistico e succede sovente che siano assunti solo dopo lunghi periodi di lavoro a nero. Ricordo anche che la legge prevede le espulsioni con accompagnamento alla frontiera degli immigrati senza permesso di soggiorno e documento d’identità valido.
Il risultato prodotto dalla Legge Bossi-Fini è quindi, in sintesi, di aver generato quella irregolarità che si prefiggeva di contrastare nonché il mancato incontro tra domanda ed offerta di lavoro: moltissime aziende rimangono senza manodopera e irresponsabilmente fanno ricorso al lavoro nero e precario, con un grave danno per la crescita economica e produttiva del Paese e lasciando i migranti senza alcuna tutela dei diritti minimi.
Come se non bastasse, occorre ricordare anche il triste e vergognoso fenomeno delle lunghe file di migranti davanti alle Questure allo scopo di ottenere informazioni e il rinnovo del proprio permesso di soggiorno tra appuntamenti fissati con anche oltre due anni di attesa, tempi di trattazione delle istanze di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno ben oltre i termini previsti dal Testo Unico Immigrazione.
Le famiglie immigrate si ritrovano in una città straniera come Firenze che fornisce servizi eccellenti a cui però gli stranieri sono impossibilitati ad accedere per mancanza della documentazione necessaria; ad esempio, gli stranieri se non residenti, non possono richiedere agevolazioni per il pagamento della mensa scolastica dei figli perché privi di ISEE ritrovandosi, così, a pagare la tariffa massima prevista o non possono reperire alloggi adeguati per mancanza di un contratto di lavoro.
Persino l’ultimo report di previsione di Confindustria ammette che c’è bisogno di centoventimila lavoratori immigrati per i prossimi cinque anni, al netto della quota annuale di 151mila lavoratori stranieri già prevista nel decreto flussi per il triennio 2023-2025. Se l’Italia vuole rimanere competitiva a livello economico e mantenere i livelli occupazionali, saranno sempre più necessarie le risorse e le competenze dei lavoratori stranieri.
Bene quindi che il Governo Meloni pensi ad una riscrittura della Legge Bossi-Fini: mi permetto di suggerire che questa modifica sia improntata a logiche di solidarietà e sappia finalmente guardare alle indispensabili logiche di accoglienza e interculturalità per il bene e lo sviluppo del Paese”. (s.spa.)

