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“Con Mimmo Lucano”, comunicazione di Mimma Dardano

Data:

4 Ottobre 2021

Tempo di lettura:

2 minuti, 39 secondi

Descrizione

 

 

Di seguito la comunicazione di Mimma Dardano, capogruppo lista Nardella in Consiglio comunale:     Sono morto dentro”: così Mimmo Lucano, già sindaco di Riace, ha commentato la sentenza di condanna. Pax Christi Italia e Mosaico di pace esprimono vicinanza, umana e cristiana, a Domenico Lucano. “Ho pianto”, commenta p. Alex Zanotelli, direttore responsabile della nostra rivista: “Come è possibile che, in una Calabria dove la ‘Ndrangheta– la più potente organizzazione mafiosa al mondo! – è padrona, si condanni un uomo che ha fatto del bene a Riace, ai migranti e agli stessi suoi abitanti?”. Il nostro auspicio è che questa sentenza possa mutare nei gradi successivi di giudizio e che non sia nel contempo anche condanna indiscriminata di tutto il lavoro di accoglienza e di integrazione messo in campo dalla Chiesa e dalla società civile. Non possiamo tacere di fronte alle contraddizioni della nostra politica: persiste un quadro di rapporti internazionali basati su scambi che spesso generano conflitti, impoverimento ed esodi di popolo e stiamo partecipando a un costante e crescente riarmo. La condanna di Lucano rischia di suonare purtroppo come la condanna di un progetto di accoglienza di persone, di bambini, di donne e di uomini affamati dalle stesse armi. Preferiamo forse alimentare un’economia di sfruttamento che ancora talvolta prolifera nelle nostre campagne a dispetto di ogni diritto? O corazzarci di decreti chiamati di “sicurezza”, seminando di trappole procedurali il percorso della solidarietà e fraternità attiva, che viene prima di tutto dalla legge morale che precede ogni altra legge? La condanna di Lucano è arrivata proprio alla vigilia di due grandi commemorazioni: la Giornata internazionale della nonviolenza (2 ottobre) e la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione (3 ottobre). Quale contraddizione! Come giustificheremmo questa condanna ai 368 migranti morti otto anni fa al largo di Lampedusa? Quale Europa, quale Italia, quale umanità vogliamo? Quale giustizia? Con tanti interrogativi aperti e il cuore affranto, crediamo che sia tempo di politiche nuove, di economie disarmate, di nonviolenza. Perché la frontiera, per dirla con le parole di Alessandro Leogrande, “è una linea fatta di infiniti punti, infiniti nodi, infiniti attraversamenti. Ogni punto una storia, ogni nodo un pugno di esistenze, Ogni attraversamento una crepa che si apre”. E l’Europa di Ventotene, l’Italia dei padri costituenti, sono ponti. Non archi di guerra. Non muri né mare in cui morire. Ma porti aperti e braccia pronte ad accogliere.  
Ultimo aggiornamento:

04/10/2021, 17:37

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