Palagi (SPC): "La Giunta ha lavorato con Gucci, ignorando la politica e la residenza"

"Gravi le parole scritte oggi sul Corriere Fiorentino. Attendiamo la documentazione e chiediamo l'immediata pubblicazione degli atti che stanno dietro alle decisioni"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi - Sinistra Progetto Comune

"L'Assessore Vicini scrive oggi sul Corriere Fiorentino che è importante fare chiarezza, nei momenti in cui le opinioni si dividono. È importante anche la tempestività però. Le determinazioni dirigenziali per l'impatto acustico e la sala monumentale di Santa Maria Novella sono uscite solo in questi giorni, mentre manca l'atto in cui la Giunta indica con chiarezza a cosa ha detto di sì e per quali importi.

«Il Comune ha lavorato fin dal primo giorno per accompagnare e sostenere questa iniziativa, collaborando con gli organizzatori per ridurre al minimo i disagi». Dove è avvenuto il dibattito? Certamente non in Consiglio comunale e neppure nel Consiglio del Quartiere 1. La Giunta risponde alle grandi case di moda, o a chi vota ogni cinque anni e vive ogni giorno la Città?

«Abbiamo promosso il dialogo con i commercianti delle aree coinvolte, che hanno risposto con senso di responsabilità e spirito di accoglienza». Anche perché nelle dinamiche di mercato, è plausibile che possa essere un rimborso economico per compensare un mancato guadagno. Stupisce però che nel testo manchi qualsiasi riferimento alla residenza, alla vita fuori "dal mercato". Chi governa non ha potere assoluto e non ha una delega in bianco, per disporre come vuole di beni comuni e pubblici, che da secoli attraversano la complessità di Firenze e mai dovrebbero diventare proprietà esclusiva ed escludente di soggetti privati.

Dove si svolgono i confronti? Dove è il dibattito pubblico di cui deve vivere la politica? Quale equilibrio si può trovare nel rimuovere completamente una parte, per l'appunto la residenza, e chi riceve un mandato elettorale nei Consigli?

Se vogliamo aiutare il settore della moda parliamo del come lo si può fare, senza relegare il confronto all'informalità di luoghi che sembrano assumere più potere dei luoghi formali istituzionali e democratici, di fatto delegittimandoli. Cerchiamo di provare a cambiare radicalmente un copione ormai inflazionato, in cui si continua a chiedere di avere sempre maggiore visibilità, in cui continuiamo a dire che generosamente ci offriamo a "milioni di persone in tutto il mondo", che consumano la Città sulla base di un modello insostenibile di overtourism.

Chiudiamo il mercato delle sale monumentali e delle piazze. Mettiamo la Città a disposizione della cittadinanza, per iniziative senza finalità di profitto che mantengano la vocazione pubblica: assemblee, manifestazioni, momenti di socialità, eventi culturali. La Città ha bisogno di spazi, sottrarre quelli che ci sono è una ferita". (fdr)

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