Queste le dichiarazioni del Capogruppo PD Luca Milani
“Il 30 Novembre dio ogni anno celebriamo la Festa della Toscana, nel ricordo dell’abolizione della pena di morte, voluta dal Granduca Pietro Leopoldo nel 1786.
Con l’abolizione della pena di morte aveva anche termine l’uso della tortura e della mutilazione delle membra. “... il Governo nella punizione dei delitti... è tenuto sempre a valersi dei mezzi più efficaci col minor male possibile al Reo; che tale efficacia, e moderazione insieme si ottiene più che con la Pena di Morte, con la Pena dei Lavori Pubblici...”; non solo si afferma anche che ... “l'oggetto della Pena deve essere la soddisfazione al privato ed al pubblico danno, e la Correzione del Reo figlio anch’esso della Società e dello Stato”.
Dovremmo fare quindi una profonda riflessione rispetto a questo passaggio: “la correzione del Reo figlio anch’esso della Società e dello Stato”; siamo sicuri che i valori della nostra società siano ancora indirizzati ed ispirati al principio della correzione del Reo o piuttosto alla sua segregazione e costrizione? Il Reo non è più considerato un soggetto della Società e dello Stato quanto piuttosto un elemento dannoso, pericoloso che deve essere isolato e marginalizzato a tutela della sicurezza degli altri. Rinchiuso, in luoghi malsani, sovraffollati, nei quali è impossibile effettuare alcuna opera di cambiamento e di redenzione.
Il Consiglio comunale oggi è chiamato a ribadire l’importanza del ruolo del Garante delle persone private della libertà personale, chiamato a vigilare, promuovere e proporre azioni concrete per trasformare le carceri da luoghi di esclusione a spazi di cambiamento.
Ad Eros Cruccolini va il ringraziamento di tutti noi per l’impegno profuso in questi lunghi anni senza arrendersi mai contro ogni difficoltà - in momenti drammatici vissuti nel carcere di Sollicciano con compiti anche ingrati e difficili, come sostenere e rincuorare i genitori e familiari dei detenuti suicidi-spesso giovanissimi.
Il tema della situazione carceraria non è solo un problema di Firenze ma è di drammatica attualità caratterizzata da sovraffollamento, condizioni strutturali precarie e un preoccupante aumento dei suicidi tra i detenuti e non solo; è cronaca di questi giorni, proprio in Toscana, del suicidio di una guardia carceraria. Dall’inizio dell’anno sono due i suicidi tra chi lavora in carcere e 29 tra i detenuti. Anche lavorare in prigione diventa difficile, in perenne emergenza e con carichi di lavoro e di coscienza inenarrabili, uno stato di sofferenza che può diventare insostenibile, una sofferenza silenziosa alla quale è giunto il momento per lo Stato di dare una risposta concreta.
Abbiamo un sistema penitenziario al collasso: sovraffollamento, condizioni igienico - sanitarie indegne, emergenza suicidi e carenza di personale. Al 16 dicembre 2024 si contavano oltre 62.000 detenuti a fronte di meno di 47.000 posti realmente disponibili, con un tasso di sovraffollamento del 132,6%. ll2024 ha segnato un tragico record di 88 suicidi tra i detenuti.
Ma nel mezzo di questa crisi, emerge con forza un’opportunità concreta di cambiamento: il lavoro come elemento di cambiamento e di riscatto.
Secondo i dati del CNEL, i detenuti coinvolti in percorsi lavorativi strutturati hanno un tasso di recidiva del 2%, contro una media nazionale del 70%. Un dato che conferma come il lavoro non sia solo un’attività produttiva, ma uno strumento fondamentale per la rieducazione e la sicurezza collettiva.
Un esempio virtuoso è il carcere di Bollate, a Milano. In questi giorni finito al centro di una accusa ben precisa per essere troppo permissivo e per aver concesso il permesso di semilibertà e di lavoro ad un detenuto, che sconta la pena per femminicidio e che ha nuovamente compiuto lo stesso terribile gesto.
A Bollate, grazie alla collaborazione con cooperative sociali e imprese private, i detenuti possono accedere a veri e propri contratti di lavoro, formazione professionale e percorsi di responsabilizzazione”. (s.spa.)